
Empoli, Collegiata. Cappella della Madonna Assunta – (foto di Alena Fialova’)
Scritta per non far diventare gli Empolesi “degni di riso e di compassione”
di Paolo Pianigiani
Le lettere anonime da sempre hanno avuto ruolo e ascolto dalle nostre parti, e son servite a dare o far dare pugnalate nella schiena a persone per bene e altre bazzecole simili. Questa di cui vi parlo, però, rimbalzò nel muro e fu archiviata senza colpo ferire, nei faldoni dell’Archivio Parrocchiale della Collegiata di Sant’Andrea a Empoli. Da dove la recuperò, anni indietro, l’amico Walfredo Siemoni, nel mentre portava a termine il suo studio dedicato alla nostra Collegiata; me ne ha fornito, con la consueta generosità, la copia rimasta in fotocopia nei suoi archivi.
Immaginiamo la scena: siamo in Collegiata, agli inizi del 1700. Iconfratelli della Compagnia di San Lorenzo stanno per prendere una importante decisione: rifare la loro cappella a sinistra del transetto, secondo la moda del tempo, a stucchi e decori, in puro stile rocaille. Per far ciò era necessario distruggere la precedente decorazione ad affresco, con le storie di San Lorenzo, eseguita nel mezzo del 300 dal pittore fiorentino Giovanni da Ponte. Un chissàcchi prese carta e penna e scrisse a chi di dovere la seguente missiva, dimenticando ovviamente la firma.
Trascrizione dall’originale:
Giorgio Vasari nelle sue Vite de’più eccellenti Pittori, parte prima, carte 110, nella Vita di Giovanni dal Ponte Pittore fiorentino, referisce che la pregiatissime (?) opere di questo Pittore furono nella Pieve d’Empoli a fresco nella cappella di S.Lorenzo, dipingendovi molte storie della vita d’esso santo con tutta diligenza che isperandosi (?) … per tanto principio miglior mezzo fu condotto l’anno 1344 in Arezzo dove… Queste sue pregiatissime opere, che fumo quelle che diedero credito a questo eccellente Pittore, venerande se non altro per l’antichità, poiché detto Giovanni nacque nel 1307 come asserisce il Vasari nel sopra detto luogo e Giotto restauratore della Pittura nacque nel 1270, cioè sol trentuno anni prima come asserisce nella Vita di detto Giotto a carte 37 del libro citato. Queste son quelle che vogliono annichilare parte con disfare il muro divisorio di detta Cappella dalla Compagnia di S.Lorenzo parte con coprire l’altro muro di stucchi o cosa per di venire (?) che appresso chi vi audirà tal notizia renderà gli Empolesi degni di riso e di compassione. Ed è molto da temersi che S.A.R. sia per aver molto a male, che senza essere di ciò informarla, sia stata per mesa da pochi particolari così strana risolutione, quando l’Imagine della Assunta per porla in luogo più cospicuo di quello in cui è stata per tanti e tanti anni, si potrebbe collocare nell’Altare di detta Compagnia, che è molto capace con la tribuna che vi è assai magnifica e da potersi arricchire o di stucchi o di quello che più paresse a propositione delle elemosine benché detta tribuna sia anche adesso assai ricca di pietre, e si sodisfarebbe così a’fratelli che non consentano cavarla di Compagnia. Se poi informata S.A.R. consentirà che si guastino dette Pitture, allora potranno farlo impunemente e dire sic voluit Priores.
C’era chiaramente la minaccia di riferire la cosa al Granduca Cosimo, che probabilmente non avrebbe gradito l’intervento sacrilego, oppure avrebbe preteso di essere informato per tempo e decidere dopo aver sentito il parere di frati e di preti di cui si circondava. Se poi lui avesse dato l’assenso, termina la lettera, i lor signori avrebbero potuto far quello che volevano. Chi scrive è un signore colto, ha letto le vite del Vasari, ha ricopiato pari pari quella del pittore fiorentino Giovanni da Ponte, per sottolineare che era un pennello importante. Forse era, immagino io, un confratello della Compagnia di S.Lorenzo che non condivideva la scelta comune. Il progetto iniziale, a leggere il testo che qui vien trascritto, prevedeva l’abbattimento della parte destra della cappella di san Lorenzo (attualmente dedicata all’Assunta), con l’intenzione di fare tutto un ambiente con l’oratorio di San Lorenzo che vi confina. Allora sull’altare ci stava la tavola del Macchietti con la Gloria di S.Lorenzo e donatori. L’idea era di spostare la Madonnina proveniente da S. Maria, collocata in una nicchia a muro nella controfacciata dell’Oratorio della Compagnia, lì subito confinante.
E che successe? Nulla di quello che il senza nome avrebbe sperato: i lavori andarono avanti, si chiamò il luganese Portogalli, il fiorentino Ferretti e il povero Dal Ponte scomparve per sempre dagli orizzonti empolesi. Con buona pace del nostro Anonimo.