RADIOCORRIERE N. 48/ 1958 – PAG. 4
OMAGGIO A BUSONI
Dal Festival che la città di Empoli ha organizzato recentemente in onore del suo illustre figlio, la RAI ha ripreso alcune delle composizioni più significative con la direzione di Bruno Bartoletti e con la collaborazione solistica del violinista Joseph Szigeti e del pianista Pietro Scarpini
Empoli, la città che dette i natali a Ferruccio Benvenuto Busoni — vissuto dal 1866 al 1924 — ha organizzato nell’ottobre di quest’anno un Festival musicale in onore del suo grande figlio. La Radiotelevisione Italiana, che tanto ha contribuito alla diffusione dell’opera di questo straordinario e sotto molti aspetti profetico artista — il quale, per aver svolto la sua attività fuori della patria, fu per molto tempo ignorato, quale creatore, in Italia, e conosciuto soltanto come sommo pianista —, coglie l’occasione per accrescere tale suo contributo, trasmettendo ad un maggior numero di ascoltatori il principale avvenimento di quel Festival, svoltosi necessariamente per una cerchia più ristretta.
La manifestazione — diretta da Bruno Bartoletti, e a cui partecipano il violinista Joseph Szigeti e il pianista Pietro Scarpini — offre un quadro essenziale dell’arte busoniana, attraverso la esecuzione di quei lavori che segnano i momenti più significativi di una costante evoluzione stilistica: dal Concerto per violino e orchestra, lavoro della prima maturità compiuto nel 1897, alla Fantasia Indiana per pianoforte e orchestra, — del 1913: sorta di diario musicale dei numerosi viaggi concertistici attraverso l’America rievocante con motivi esotici la poesia del paesaggio naturale —; dai Due Studi per il « Doktor Faust», il capolavoro teatrale di Busoni, fino al Valzer danzato, del 1920. I Due Studi si intitolano rispettivamente Cortège e Sarabande. Il primo, che si compone di una successione di danze terminanti con un inno, illustra le feste nuziali nel parco dei Granduchi di Parma, ed è dominato da un senso di ansiosa, strana attesa per l’arrivo del misterioso mago Faust annunciato da Mefistofele in veste di araldo.
Nella Sarabande si trovano gli elementi musicali che nell’opera preparano la scena finale della mistica morte di Faust: il suo ritmo lento e sordo, d’una persistenza ossessiva, accompagna lugubremente l’estrema rinuncia dell’uomo, l’addio agli ideali infranti dalla brutalità della vita.
Il Valzer danzato è un amabile omaggio a Johann Strauss e a Vienna. Nonostante l’assenza di ogni intenzione stilizzatrice, la composizione non rinuncia affatto a ogni sorta di finezze, nell’armonia, nel contrappunto e nella condotta sinfonica. La costruzione segue i classici schemi dei valzer viennesi di Lanner, Waldteufel e degli Strauss: una introduzione in tempo binario, seguita da una successione di valzer in tonalità differenti e conclusa dalla Coda. Ma, a differenza degli autori ricordati, Busoni dà alla conclusione una insolita estensione, trattandola, con mano maestra, come una libera improvvisazione sinfonica sui motivi precedentemente uditi, ora artisticamente combinati.